Paolo Sorrentino: Il divo – la spettacolare vita di Giulio Andreotti (IT/FR 2008) starring Tony Servillo. |
Il divo – la spettacolare vita di Giulio Andreotti / Il divo – Giulio Andreottin merkillinen elämä / Il divo [Swedish title].
IT/FR 2008. PC: An Indigo Film, Lucky Red, Parco Film. P: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Andrea Occhipinti.
D: Paolo Sorrentino. SC: Paolo Sorrentino. DP: Luca Bigazzi. AD: Lino Fiorito. SFX: Leonardo Cruciano. Cost: Daniela Ciancio. M: Teho Teardo. The compilation score includes three works by Sibelius: Pohjola's Daughter, Violin Concerto, and Symphony No. 2. End credit theme: "Da da da" (Remmler & Kralle) by Trio. ED: Cristiano Travaglioli.
C: Tony Servillo (Giulio Andreotti), Anna Bonaiuto (Livia Danese), Giulio Bosetti (Eugenio Scalfari), Flavio Bucci (Franco Evangelisti) Carlo Buccirosso (Paolo Cirino Pomicino), Giorgio Co-langeli (Salvo Lima), Alberto Cracco (Don Mario), Piera Degli Esposti (Signora Enea), Lorenzo Gioielli (Mino Pecorelli), Paolo Graziosi (Aldo Moro), Gianfelice Imparato (Vincenzo Scotti), Piera Degli Esposti (Signora Enea), Massimo Popolizio (Vittorio Sbardella), Aldo Ralli (Giuseppe Ciarrapico), Giovanni Vettorazzo (Magistrato Scarpinato).
Not credited: Fanny Ardant (wife of the French Ambassador).
Not theatrically released in Finland – telecast in Finland: 20.3.2010 Yle FST5, 5.5.2012 Yle Teema – 145 min, 110 min, 117 min
A 35 mm print from Beta Film with English subtitles with the second reel missing, which was screened on Betacam instead. 117 min version
Viewed at Cinema Orion, Helsinki (Paolo Sorrentino), 7 Feb 2016
WIKIPEDIA SYNOPSIS:
« Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia. »
(Giulio Andreotti)
"Il film narra una parte della vita di Giulio Andreotti, protagonista della storia politica italiana per decenni, raccontata nel periodo tra 1991 e 1993, a cavallo tra la presentazione del suo VII governo e l'inizio del processo di Palermo per collusioni con la mafia. La pellicola inizia con una lunga serie di omicidi e presunti suicidi di personalità di spicco (Moro, Dalla Chiesa, Pecorelli, Falcone, Calvi, Sindona, Ambrosoli). Seguono le parole delle lettere di Moro che dalla sua prigionia per mano delle Brigate Rosse si rivolgeva proprio ad Andreotti, evidenziandone la poca umanità e scongiurandolo di aprire le trattative coi terroristi per la sua liberazione. La vicenda principale prende il via il giorno della presentazione dell'ultimo governo andreottiano, il 12 aprile 1991."
"Si radunano agli uffici di Andreotti i "vertici" della sua corrente nella Democrazia Cristiana, ossia Paolo Cirino Pomicino, Giuseppe Ciarrapico, Salvo Lima, Franco Evangelisti, Vittorio "Lo Squalo" Sbardella e il cardinale Fiorenzo Angelini detto "Sua Sanità". La questione politica del giorno si sposta presto sulla futura elezione del Presidente della Repubblica, a successione di Francesco Cossiga. La corrente andreottiana, nonostante la defezione di Sbardella, passato ai dorotei, propone l'elezione di Andreotti al Quirinale. Andreotti, richiesto di confermare la sua candidatura, accetta. Ma nella corsa al Quirinale, Andreotti si scontra con l'opposta candidatura del segretario democristiano Arnaldo Forlani: convocati da Cirino Pomicino intorno a un tavolo per un compromesso, entrambi escludono un ritiro in favore dell'altro."
"Al momento della prima convocazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione, scoppia una violenta "bagarra": urla, lanci di oggetti e manette tintinnanti, il tutto sopra la testa dell'impassibile Andreotti, mentre il presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro cerca inutilmente di far mantenere la calma ai parlamentari. Nonostante vi siano poi ripetute votazioni, non viene data la maggioranza a nessun candidato. Durante una pausa, i vari sostenitori dei candidati cercano di raccogliere i sostegno di ulteriori parlamentari. Cirino Pomicino tenta un compromesso tra le varie correnti DC, che naufraga a causa della testardaggine di alcuni caporioni."
"Nonostante avesse inizialmente conquistato molti voti, l'omicidio di Falcone scuote la sua immagine, come esponente di una corrente politica legata alla mafia, problema che già si era sollevato con l'omicidio del collega di partito Salvo Lima, avvenuto per vendicare il tradimento di una classe politica che si era servita dei voti di Cosa Nostra senza però rispettare gli accordi presi, base di scambio con il sostengo elettorale (in questo caso la revisione delle sentenze del maxiprocesso). Andreotti cercava già precedentemente di evitare Lima al fine di rendersi agli occhi dell'opinione pubblica esterno ai suoi contatti criminali, ma inutilmente. Al termine degli scrutini, risulta eletto presidente della Repubblica Scalfaro. Dai banchi dei dorotei, l'ex andreottiano Sbardella fa notare il comportamento di Andreotti a un collega, sottolineando il sangue freddo e la dignità di Andreotti davanti a questa grande sconfitta. La seconda parte del film s'incentra sui presunti rapporti di Andreotti con la mafia, fino alle udienze del maxiprocesso di Palermo. Poco dopo l'elezione di Scalfaro, scoppia il caso di Tangentopoli, che segna la caduta degli alti papaveri della politica accusati di corruzione, fra cui Cirino Pomicino, Evangelisti (che morirà poco dopo) e Bettino Craxi, l'alleato-rivale di Andreotti."
"Tuttavia, si lascia presumere che Andreotti avesse dato documenti compromettenti, attinti dal suo archivio, al pool di Milano proprio per sbarazzarsi di alcuni politici a lui scomodi. Si arriva poi alla caduta di cosa nostra nel 1993-1994, causata da numerosi pentimenti, arresti e leggi speciali. Nei colloqui con diversi pentiti, il procuratore di Palermo Giancarlo Caselli e i suoi collaboratori ascoltano la versione dei pentiti sui rapporti tra Andreotti e cosa nostra, sugli affari e gli omicidi voluti da Licio Gelli e Pippo Calò (come quelli di Calvi e Sindona, rei rispettivamente di essersi appropriato del denaro di Gelli e di sapere troppo), l'omicidio di Dalla Chiesa da parte della mafia con il benestare silenzioso di Roma e sull'omicidio di Pecorelli, assassinio commissionato da Ignazio e Nino Salvo, per ingraziarsi Andreotti."
"Nel corso di questi colloqui tra Caselli e i pentiti di mafia vengono rappresentati, come flashback, i presunti colloqui tra Andreotti e i capi della mafia, tra cui Stefano Bontade e Totò Riina, con il famoso bacio, e il supposto rituale di affiliazione, che lo avrebbe fatto "uomo d'onore". Da parte sua, Andreotti si decide a combattere fino in fondo quest'ultima battaglia per la giustizia, mobilitando le sue risorse personali e finanziarie, con il pieno sostegno della famiglia, specie della moglie Livia. Il senatore rifiuta respinge categoricamente le accuse di collusione con la mafia, negandolo a se stesso e perfino al suo confessore, e opponendo ai pentiti di mafia la sua vita da "sorvegliato speciale" da parte della scorta, con movimenti costantemente controllati. Infine si assiste all'inizio del processo, che si concluderà con la sua assoluzione per prescrizione." (Wikipedia)
AA: An impressive and disturbing dramatization of the last years in power (1991–1993) of Giulio Andreotti (1919–2013), "Divus Iulius", as his his forty-year political career was coming to an end. He was a key personality in Italy's integration into the EU during an epoch in which a rural economy experienced an economic miracle, making Italy into one of the biggest economies globally. Andreotti was a devout Catholic, mild mannered, suffered from extreme migraine, had a malformed spine (kyphosis, scoliosis?), avoided nepotism, and lambasted conspicuous consumption. As a minister of the interior, a minister of defence, a multiple Prime Minister, a leader of Democrazia Cristiana (DC), and an eminence grise, Andreotti fought Communism ("we saved Italy from the Soviet peril") but was favourable towards the "historic compromise" between PCI and DC. He furthered diplomacy between the US and the USSR during glasnost and worked for better relations with Arab countries. Andreotti was one of the master politicians behind the Maastricht Treaty in 1992.
Il divo is an ominous account about power play in a country with deep problems of how a state can relate to civil society. There is an atmosphere of fundamental distrust in fair play and honest representation. Instead, there is a pervasive web of corruption, bribery, and crime.
At the end of his career, Giulio Andreotti is faced with 26 accusations in a series of trials across the country. He is acquitted on all counts. The worst testimonies are given by Mafia turncoats.
Paolo Sorrentino's film is a dark political cabaret performance about the Tangentopoli, "Bribesville", the fight against Mafia and political corruption. In the 1980s the traditional low profile Mafia was overthrown by the violent Salvatore Riina, which led to a harder battle against the Mafia in the course of which a lot of corruption was exposed. There was a series of murders and suicides in high places. DC was dissolved in 1994. PCI had been dissolved already in 1991.
In Sorrentino's film, Andreotti, embodied memorably by Tony Servillo, cuts a mysterious and sinister figure whom we cannot decipher. Is he the mastermind behind all the dark currents, or is he someone who just knows to deal with them?
An intriguing small role as the wife of the French Ambassador is played by Fanny Ardant, uncredited. Is she the incarnation of temptation whom Andreotti knows to resist? An interesting episode is also the one where huge numbers of love letters sent to Andreotti are served to the shredder.
Sorrentino's film is a vision of fronts, facades, masks, and false selves, using means of distanciation, parody, satire, and caricature, never losing a sense of gravity.
A couple of months ago we screened a tribute to Francesco Rosi. Il divo is a worthy successor to the Francesco Rosi heritage in Italian political cinema.
A good film print with the second reel missing which our projectionist smoothly changed over to Betacam for twenty minutes. Most sources give this title the length of 110 min, but this print is 117 minutes.
OUR PROGRAM NOTE BASED ON MICHAEL BROOKE:
OUR PROGRAM NOTE BASED ON MICHAEL BROOKE:
Paolo Sorrentino sai kansainvälistä huomiota Cannesissa esitetyllä elokuvalla The Consequences of Love (Le conseguenze dell'amore, 2004), jossa Toni Servillo näytteli ulkoisesti tyyntä liikemiestä, jota vaivasi muistot ja mafiayhteydet. Il Divo on näyttävämpi remix samasta aiheesta. Vaikka päähenkilö Giulio Andreotti on yksi Italian parhaiten tunnettuja poliitikkoja, Servillon roolisuoritus on aiemman elokuvan tavoin mystinen.
Se, että Il Divo perustuu kuuluisan elossa olevan ihmisen elämään, tekee katsomiskokemuksesta hyytävän. ”En ole koskaan nostanut syytteitä, koska minulla on huumorintajua,” sanoo Servillon esittämä Andreotti. Monet mehukkaista elokuvan nostamista syytöksistä ovat laskelmoidusti vain vihjailevia. Onko Andreotti palermolaiskansanedustaja Salvo Liman murhan takana vai katseleeko hän vain hevoskilpailua? Kun näemme Andreottin suutelemassa mafiapäällikkö Totò Riinan kättä, eikö näky olekin vain oikeudenkäynnissä kuultavan epäluotettavan todistajan kuvitelmaa? Sorrentino soveltaa Andreottin machiavellimaista oppia: paljon väitetään, mutta harvat väitteet pysyvät.
Il Divo kuuluu perinteikkäiden italialaisten poliittisten elokuvien joukkoon, joita tekivät Elio Petri ja Francesco Rosi 1960-luvulla, mutta sen visuaalisesti näyttävät hyperboliset laajakuvat ja villin eklektiset musiikkivalinnat tuovat sen yhtä lähelle Oliver Stonen ja Martin Scorsesen töitä. Poliittisten ja rikollishierarkioiden analyyttinen ruumiinavaus muistuttaa Mafiaveljiä (1990).
Sorrentino kuormittaa yleisöä faktatulvalla: lähes jokainen kymmenistä puherooleista saa oman esittelyn tekstityksissä ja dialogi pursuaa viittauksia menneisiin ja nykyisiin poliitikkoihin (elokuva sijoittuu pääasiassa 1990-luvun tangentopoli-korruptio-oikeudenkäyntien alkuun). Niille, joille sodan jälkeinen Italian koukeroinen politiikka on vähemmän tuttua, elokuva voi aluksi tuntua hankalalta tai lähes mahdottomalta käsittää.
Yksityiskohtien pyörremyrskyn tarkoitus ei ole niinkään dramaattisesti tärkeiden asioiden kertominen vaan korostaa Andreottin outoa viileyttä tapahtumiin. Andreottin asento on suora kuin rautakanki ja kasvot täysin ilmeettömät. Elokuvassa puhutaan paljon siitä mitä hänen käden asennoista voi päätellä, mutta vihjeet jäävät epäselviksi. Hän ei juurikaan osallistu keskusteluihin muulla tavoin kuin aforismein tai epigrammein – argumentointi jää lähimpien puolueystävien tehtäväksi. Hän antaa neuvoa kaikissa asioissa politiikasta romantiikkaan. Naamio lipsuu vain hetkittäin (esim. Aldo Moron murha silminnähden piinaa häntä ja luottamukselliset keskustelut papin kanssa tuntuvat lähes avoimilta).
Il Divo (elokuvan nimi tulee yhdestä Andreottin kohteliaimmista lempinimistä) ei kykene lähellekään selittämään Andreottia, mutta juuri se on Sorrentinon tarkoitus. Miestä, joka on väistänyt metkuillaan niin paljon vuosien aikana (mm. 24-vuotisen vankilatuomion astumatta itse päiväksikään selliin) ei voi mitenkään tyhjentävästi avata kaksituntisen elokuvan aikana. Sorrentino ei voi juuri muuta kuin jättää elokuvan avoimeksi.
– Michael Brooke, Sight & Sound 4/2009 (lyhentäen suomentanut Mikko Pihkoluoma 2.12.2011).
Elokuvan tiuhan informaatiotulvan vuoksi alla on vielä S&S-lehden synopsis kokonaisuudessaan (sisältäen elokuvan koko juonen, mutta elokuvassa ei ole perinteisessä mielessä juonta):
Rome, the early 1990s. As veteran Christian Democrat politician Giulio Andreotti forms his seventh administration, his outwardly calm demeanor is undermined by memories of assassinations of friends, acquaintances and colleagues (especially former prime minister Aldo Moro in 1978), and his only real confidant is the priest Don Mario. Palermo’s Christian Democrat MP Salvo Lima is murdered, exposing Mafia links to the party. Andreotti’s government falls, and his party ‘faction’ (including right-hand man Franco Evangelisti, finance minister Paolo Cirino Pomocino and Cardinal Fiorenzo Angelini) lobbies hard to get him elevated to president. Anti-Mafia judge Giovanni Falcone is murdered. Andreotti is heavily defeated in the MP’s vote. Corruption investigations lead to the suicides of numerous politicians and businessmen, though Andreotti remains unscathed. However, when numerous Mafia leaders (including Toto Riina, the man at the top) are arrested and former associates agree to testify against them, connections are made between the Mafia, the Vatican, the Italian political establishment and Andreotti himself. In particular, Andreotti is accused of ordering the murders of journalist Mino Pecorelli and police chief Carlo Alberto Dalla Chiesa. Riina’s former aide Balduccio Di Maggio testifies that Riina aand Andreotti met in 1987 and exchanged respectful kisses. Andreotti defends his ‘tension strategy’, which allowed the Christian Democrats to retain power and maintain a semblance of order. He denies any links to the Mafia or the P2 Masonic lodge. On his deathbed, Evangelisti says that Pecorelli and Dalla Chiesa had both read a manuscript by Moro denouncing Andreotti. Andreotti’s trial begins.
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